LA
SCOMPARSA DEI “CARRARI”, Torno spesso nella terra natale e constato il tramonto della cultura contadina e pastorale e con essa la sparizione dei sentieri, vie di transito e comunicazione, chiamati in gergo carrari, termine di radice latina come tanti nel dialetto locale. Per evitare che secoli di storia vadano inesorabilmente perduti, voglio descrivere, quale testimone, i sentieri di Nord-Ovest di Sasso di Castalda, a me più familiari e da me percorsi migliaia di volte e quanto ad essi connesso. Dalla via Manca del Paese parte il sentiero che porta alla cappellina della Madonna delle Grazie. Questo sentiero è il più suggestivo ed affascinante del territorio di Sasso di Castalda, perché è ricavato nella roccia e permette di ammirare la piramide sulla cui sommità vi sono i ruderi del castello e la profonda gola scavata dall’acqua nel corso dei millenni. Il sentiero è stato un po’ demonizzato per la sua pericolosità, ma gli antichi abitanti del paese e i pastori lo usavano quotidianamente, sia come via di comunicazione verso Nord-Ovest e sia per l’estrazione della pietra da adibire alla costruzione delle case. È stato la principale via di comunicazione tra la mia abitazione e il paese e non ricordo incidenti di sorta. Lo percorrevo, senza paura, di giorno e di notte e spesso, come anche altri, a cavallo di una mula, che, come si sa, per abitudine ha il vizio di camminare sul ciglio della strada. Il sentiero prosegue oltre la Madonna delle Grazie e poco più avanti si biforca e diventano due vie. Da questo punto vedevo la croce sita sulla cima della Costa di Turri. Delle due vie una va verso l’alto e l’altra prosegue diritta più in basso. La via più in alto, figurante anche sulle mappe col nome di strada vicinale, transita per la località Aia Don Angelo e, attraversata la contrada Boccaglioni e superata la piccola altura della Serra della Neppela, s’incrociava con un importante sentiero sito a monte, che attualmente è occupato dalla strada bitumata Sasso di Castalda — Satriano di Lucania. Posso testimoniare che la via vicinale d’inverno era la principale via di transito degli abitanti di Sasso e Satriano perché più breve e asciutta rispetto alla via più a monte, che seppur più piana e larga, era molto fangosa. La via più in basso costeggia il sottostante castagneto e, varcato il fosso Varchi dei Panni prosegue per la Costa di Turri. Appena superato il fosso dei Panni, (chiamato così perché d’inverno, per le sue acque tiepide, le donne lavavano i panni), subito a destra, c’è il rudere di una chiesetta. Il sentiero prosegue, costeggiando la Costa di Turi, per poi incrociarsi nella località Candaro con un’altra via che attraversava la Piana di Turi attualmente occupata dalla strada Sasso — Satriano. Oggi percorro tali sentieri in cerca di ricordi e di un passato che non c’è più, ma spesso mi devo fare strada con fatica, perché i sentieri sono occupati da cespugli e rovi. Lunghi tratti sono stati cancellati e sostituiti da strade moderne. La croce, sita sulla Costa di Turi, ben visibile dalla piana di Turi e piana di Brienza e dalle due vie, non c’è più. Della chiesetta rimangono pochi ruderi. La Croce è andata perduta, la chiesetta pure, alcuni sentieri cancellati... altri rimasti rischiano di disperdersi e con essi la storia dei nostri avi e del passato.
LA CROCE DELLA COSTA DI TURRI Gli abitanti di Sasso di Castalda ricordano i sentieri perché, chi più e chi meno li ha percorsi. Pochi invece ricordano la Croce sita sulla cima della Costa di Turri, perché è sparita da circa cinquant’anni. La Croce, simbolo e centro della cristianità è stata issata un po’ ovunque. Ha trovato, però, particolare venerazione negli abitanti della valle del bacino del fiume Pergola e Melandro. La venerazione ha la massima espressione nel Santuario del Crocifisso del Monte di Brienza e nelle celebrazioni in Sasso e in Brienza dell’esaltazione della Croce con la rievocazione della Crocifissione. La profonda religiosità e venerazione della Croce nella zona, deve aver spinto qualcheduno a piantare una Croce, a protezione della fertile Piana di Turri sull’altura della Costa di Turri, come sede la più idonea. Infatti la cima, alta 1100 metri, al pari del Monte di Brienza, è visibile a tutti gli abitanti della valle. Fa parte dei monti che coronano Sasso di Castalda, ma si protende in avanti, si stacca, si isola, si differenzia ed assume la forma del cono e ben si presta per rievocare il Calvario. La Croce era in legno, alta circa 3 metri, e per molti anni fu il punto di riferimento dei pastori, ove s’incontravano mentre le loro pecore punteggiavano l’intero monte. Per decenni rimase con un braccio piegato, diminuirono i pastori e la Croce fu trascurata, poi cadde e sparì. Il sito è stato visibile fino nell’ultimo decennio; 1’ ho cercato nello scorso Giugno, ma non sono riuscito a rintracciarlo... che tristezza! Della Croce del Sierro della Costa di Turri (così chiamato dai pastori), per me e per altri della mia età è rimasto solo il ricordo.
Mantova,
luglio 2001 |